P-Watch

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 - Piò Italia
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Il nuovo dispositivo, Piò Watch, è un vero e proprio orologio che consente di interfacciarsi con il proprio smartphone grazie all’applicazione P-Watch.

 “L’applicazione P-Watch – spiega Angelo Scialpi, fondatore della Piò Italia – è stata sviluppata in collaborazione con Giovanni Maggi (official MTK developer) e a differenza degli altri prodotti presenti attualmente sul mercato consente di collegare il Piò Watch con qualsiasi tipo di dispositivo mobile. In questo modo – prosegue Scialpi – non si è obbligati a comprare un orologio multimediale della stessa marca dello smartphone. Si è liberi dunque di collegare l’orologio con telefoni di qualsiasi marca. L’utilizzo di questo nuovo dispositivo nasce dall’esigenza di poter utilizzare il telefono in auto nella massima sicurezza senza provocare distrazioni per il guidatore. Sarà infatti possibile attraverso l’orologio rispondere alle telefonate utilizzando il sistema di vivavoce integrato, inoltre il Piò Watch offre funzionalità avanzate per gli sportivi per il trekking e il meteo .”

Piò Watch – caratteristiche tecniche

Peso 44 grammi slim. Disponibile nelle colorazioni bianco, rosso e nero. In dotazione pellicola protettiva, carica batterie e cavetto. Interfaccia Bluetooth 3.0 e 4.0.  necessaria per il collegamento del P-Watch allo Smartphone.  Per gestire appieno il funzionamento dell’orologio è necessario scaricare l’applicazione P-Watch. L’App è scaricabile dal QR-Code in basso.

Funzionalità: gestione chiamate, invio e lettura di SMS, lettura notifiche Facebook, Whatsapp, e altri Social Network. E’ possibile ricevere le notifiche di tutte le applicazioni presenti nello smartphone, dotato anche di Contapassi, Barometro con temeperatura , Altimetro, Cronometro, salva schermo.

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Ecolight, arriva il vademecum per la gestione dei Raee

Ecolight, consorzio nazionale per la gestione dei rifiuti elettronici, delle pile e degli accumulatori esausti, ha realizzato una guida per le imprese ed i professionisti che si trovano a dover gestire i loro rifiuti. Un vademecum scritto da Paolo Pipere – esperto di Diritto dell’Ambiente, di Politiche ambientali pubbliche e di Gestione ambientale d’impresa nonché responsabile del Servizio Ambiente ed Ecosostenibilità della Camera di Commercio di Milano – che si propone di essere una bussola nel mare degli obblighi e delle prescrizioni. “Nell’ottica di dare un contributo significativo alla tutela dell’ambiente, abbiamo voluto promuovere questo testo quale strumento per affrontare e comprendere le normative che regolano la gestione dei rifiuti professionali – spiega il direttore generale di Ecolight, Giancarlo Dezio -. Prescrizioni complesse cheEcolight ha voluto semplificare attraverso il proprio servizio di gestione dei rifiuti professionali Fai Spazio per andare incontro alle esigenze delle aziende”.

Il testo, che è disponibile gratuitamente in formato elettronico (è sufficiente registrarsi su www.ecolight.it), è strutturato in cinque capitoli: cosa si intende per rifiuti professionali; la loro gestione e gli adempimenti richiesti; cosa sono e come devono essere compilati i formulari di trasporto; i registri di carico e scarico e l’avvio al recupero e smaltimento. L’appendice è dedicata alla dismissione dei beni aziendali. “In modo sintetico ma esaustivo, affrontiamo un tema delicato per i rischi che comporta -ci muoviamo in ambito penale con sanzioni che possono arrivare fino a 26mila euro- e per la complessità in quanto le normative non sempre sono di facile interpretazione”, prosegue Dezio.

Un dato di partenza: “La gestione dei rifiuti professionali è responsabilità di chi li produce. Ovvero, le aziende e i professionisti hanno l’obbligo di assicurarsi che siano gestiti in maniera corretta conservando la documentazione necessaria che attesti il giusto trattamento”. Per questo è importante saper distinguere un rifiuto pericoloso da uno non pericoloso, saper leggere i codici che vengono attribuiti ai diversi materiali di scarto e conoscere come e perché devono essere compilati i vari formulari richiesti. Fondamentale non solamente ai fini ambientali ma anche fiscali, la questione legata al decespitamento dei beni aziendali. La legge introduce la cosiddetta “presunzione di cessione” per i beni che non si trovano più nell’azienda. Ma se sono materiali vecchi, quindi rifiuti, cosa fare? “Per  “vincere” la presunzione di cessione occorre provare che i beni sono stati regolarmente avviati a distruzione e non sono stati, invece, venduti evadendo le imposte dovute”, ricorda il direttore di Ecolight.

In questo mare di normative, emergono però anche dei vantaggi per le imprese. “È possibile una riduzione della tassa comunale sui rifiuti”. Precisa Dezio: “La legge infatti scorpora dalla tassa quelle superfici dove vengono prodotto rifiuti di cui è la stessa azienda che si occupa di gestire. Ovviamente con la documentazione alla mano”. Conoscere il quadro normativo è importante. Importante è anche sapere cosa fare. “Per questo, come consorzio nazionale ci siamo messi a disposizione delle aziende per guidarle tra gli obblighi garantendo una corretta gestione dei loro rifiuti con un servizio dedicato”.

Cloud, opportunità o rischio? La parola agli esperti

Sempre più spesso si sommano pareri contrastanti che finiscono per annullarsi a vicenda. Il cloud porta con sé opportunità e quindi conviene abbracciarlo senza remore, oppure i rischi sono ancora prevalenti ed è meglio tirare il freno e muoversi con maggiore prudenza? I pareri sono discordi, Corriere delle Comunicazioni ha raccolto alcune ricerche sul tema.

Secondo una ricerca sul cloud computing dell’Harward Business Review in collaborazione con Verizon, il cloud offre un vantaggio competitivo notevole. Il 70% del campione intervistato ha dichiarato che il cloud riduce la complessità. La ricerca dell’Harvard Business Review (HBR) mostra la correlazione tra utilizzo del cloud computing e agilità di business e vantaggio competitivo in netto aumento. La ricerca, patrocinata da Verizon Enterprise Solutions, ha coinvolto un piccolo campione di lettori dell’Harvard Business Review appartenenti a grandi e medie imprese di tutto il mondo.

L’obiettivo della ricerca era comprendere ciò che aziende e gli enti governativi pensano del cloud e come tale pensiero influisca sull’adozione e il valore percepito dello stesso. La ricerca mette in evidenza dei risultati interessanti, tra cui: il 70% delle aziende intervistate ha adottato il cloud computing; il 71% si aspetta che il cloud sia in grado di ridurre la complessità del proprio business; il 74% dichiara che il cloud ha fornito alla propria azienda un vantaggio competitivo; il 60% afferma che il cloud migliora la produttività dei dipendenti

Di tutt’altro taglio, invece, è il parere di Kaspersky Lab, azienda russa specializzata in sicurezza informatica. Secondo Kaspersky, infatti, i criminali informatici mirano a sfruttare i servizi cloud. In particolare, spiegano gli esperti di Kaspersky, i servizi di archiviazione per il cloud sono molto popolari tra gli utenti di Internet nonostante spesso i rischi che derivano dall’utilizzo di questi servizi compensino i vantaggi. Ad esempio, accade che molti utenti seguendo i consigli degli esperti, memorizzino le scansioni dei propri documenti (ad esempio passaporto, la tessera sanitaria, la patente, la carta di identità) direttamente su cloud, nonostante il servizio sia caratterizzato da vulnerabilità in grado di mettere a repentaglio la sicurezza dei dati personali.

Succede anche che si utilizzino le tecnologie cloud per scopi diversi da quelli per cui sono state progettate con conseguenze particolarmente dannose. È sempre più facile, infatti, reperire le istruzioni per sfruttare questi servizi al fine di monitorare a distanza i propri computer o ad esempio controllare, sempre a distanza, i download di documenti su rete torrent. Seguendo queste istruzioni però gli utenti creano inavvertitamente diverse falle di sicurezza facilmente sfruttabili dai criminali informatici, soprattutto nei casi di attacchi mirati. Gli esperti di Kaspersky hanno quindi deciso di dare un’occhiata più approfondita ai possibili rischi di infezione ai quali può essere sottoposta una rete aziendale tramite i servizi cloud ed hanno scoperto ampie falle, vulnerabilità e rischi di primaria grandezza per quanto riguarda la vita aziendale.

Qual è la soluzione, dunque? Probabilmente non esiste un parere che possa mettere d’accordo tutti. Piuttosto, un “giusto mezzo” tra la possibilità di sfruttare i vantaggi e le opportunità che derivano dalle nuove tecnologie da un lato e dall’altro la prudenza che dovrebbe spingere a muoversi con consapevolezza e a costruire delle policy e dei sistemi di governance che consentano di minimizzare i rischi di sicurezza, perlomeno in ambito aziendale. Insomma, un po’ di buon senso di sicuro non dovrebbe guastare.

E-payment, Apple e Google si sfidano a colpi di borsellino elettronico

Ormai è realtà, i sistemi di pagamento elettronici si stanno imponendo come i nuovi mezzi per pagare nelle spese comuni, non solo da casa, ma anche in movimento e andando avanti lo diventeranno sempre di più. La corsa tra i vari “Big” nel proporre il proprio prodotto si sta facendo sempre più serrata, infatti si stima che il mercato del “mobile payments mondiale” nel 2016 varrà ben 617 miliardi di dollari (fonte Gartner).

Il primo tra i vari metodi che andremo ad analizzare è iBeacondella Apple che si basa sulla tecnologia Ble (Bluetooth Low Energy) introdotta con lo standard 4.0, il funzionamento avviene nel momento in cui il cliente entra nel negozio dove sono presenti le antenne iBeacon, le quali comunicano con lo smartphone ed inviano al dispositivo un messaggio di benvenuto, un buono sconto oppure informazioni sui prodotti, oltre al proximity marketing iBeacon permette anche il pagamento contactless rendendosi uno dei principali antagonisti alla tecnologia Nfc (Near Field Communication), anche se proprio riguardo a quest’ultima un piccolo interesse da parte di Apple ci potrebbe essere.

Infatti da qualche mese è uscito un brevetto presentato da Cupertino riguardante il suo iWallet, in cui viene descritto un sistema di pagamento che si basa su un doppio collegamento senza fili e una trasmissione sicura dei dati su chiave segreta condivisa, memorizzata sia su smartphone che su database, che riesce a verificare e gestire la transazione, nel brevetto questo pagamento è innescato da uno smartphone che instaura un primo collegamento senza fili con il punto vendita anche tramite Nfc ed anche se non viene mai indicato il nome iBeacon il funzionamento e le tecnologie corrispondono a quelle impiegate da Apple per realizzare i suoi hot spot.

Come dicevamo la flessibilità di iBeacon sta nel fatto che non solo è un mezzo per effettuare pagamenti, ma le sue potenzialità sono di gran lunga più ampie rispetto alla vendita al dettaglio. Spulciando su Internet per capire quali siano gli scenari che possono sfruttare al meglio tale tecnologia, migliorando la customer experience e apportando un valore aggiunto per il business, i più interessanti per l’utente comune sono:

Media che potrebbero proporre i propri contenuti nei locali, nei ristoranti o ai clienti in coda.

Viaggi basti pensare alle compagnie aeree e agli alberghi, che potrebbero offrire ai viaggiatori un benvenuto personalizzato, presentare prodotti e servizi locali di loro gusto, segnalare offerte last-minute e consentire il pagamento elettronico.

Ristorazione dove il classico utilizzo di pagamento si potrebbe sposare come supporto ai camerieri nel servizio ai tavoli per sapere ciò di cui hanno bisogno i clienti, addirittura i proprietari dei ristoranti potrebbero offrire promozioni in diretta sulla base dei prodotti disponibili in cucina.

Per concludere il discorso non ci resta che analizzare alcuni dei Wallet che negli Stati Uniti vengono sempre più utilizzati come sistemi di pagamento comune, da sottolineare che nessuno, a parte il Google Wallet, supporta l’Nfc.

Google Wallet

Primo sistema di pagamento nel “mobile payments”, può anche utilizzare smartphone dotati della tecnologia Near Field Communication (Nfc). Per pagare basta passare il proprio device su di un particolare sensore che invia un segnale al telefono, esegue alcune verifiche di sicurezza e infine autorizza il pagamento. Recentemente l’app si è rinnovata, aggiungendo funzioni d’invio e richiesta di denaro e registrazione di buoni sconto.

Lemon Wallet

Lemon Wallet, disponibile per iOS, Android e Windows Phone, è un app molto potente che permette di conservare ed usare la propria carta di credito o altri documenti, trasformandoli in un barcode che viene poi scansionato dal negoziante al momento dell’acquisto.

Square Wallet

Accettato da oltre 7000 negozi Starbucks è disponibile per iOS ed Android, il suo funzionamento è molto simile a quello di Lemon Wallet, con alcune funzionalità aggiuntive interessanti. Si collega la carta di credito all’applicazione e funziona solo con la lista di negozi che supportano l’app, il negoziante al momento del pagamento, (quando il cliente si troverà alla cassa) addebiterà il costo attraverso un barcode oppure basterà dire il proprio nome ed il cassiere addebiterà il pagamento riconoscendo l’utente dall’ id e dalla foto.

Paypal

Un altro famoso Wallet è quello di Paypal attraverso il quale si può inviare denaro tra gli altri utenti o negozi affiliati. Disponibile sia per iOS e Android, si può facilmente inviare denaro, proprio come si farebbe sul sito web di PayPal. Recentemente ha rilasciato un aggiornamento che consente di trasferire (direttamente dallo smartphone) fondi dal conto Paypal a quello della propria banca ed inoltre, ma solo per il sistema operativo Android, consentirà anche di portare con sé buoni sconto e carte regalo.

Da quanto si evince il sistema dei pagamenti elettronici è molto variegato a seconda se si vuole solo pagare o dare anche un valore aggiunto con i coupon. Se dovessimo riassumere si potrebbe semplificare dicendo che l’Europa e parte dell’Asia preferiscono i pagamenti basati sull’Nfc, gli Stati Uniti invece sembrerebbero pendere verso sistemi diversi. A questo punto bisognerà vedere chi vincerà o se continueranno a coesistere, quest’ultimo scenario sembrerebbe più complicato, ma non da escludere, perciò solo il futuro ci potrà dirè chi tra le differenti tecnologie e tra i vari Wallet la spunterà su tutti gli altri.